04 Lug Hiv: i test, le terapie e le sfide della ricerca trent’anni dopo
Le persone sieropositive possono avere aspettative di vita paragonabili a quelle delle persone non infette. Ma la malattia non è ancora sconfitta: per eradicare il’Hiv serv imparare a “stanare” il virus dai suoi nascondigli. E un vaccinoConosciamo l’Hiv da più di tre decenni. Da quando, agli inizi degli anni Ottanta, cominciarono a diffondersi le prime notizie circa insolite infezioni e casi di rari tumori, collegati a un cattivo funzionamento del sistema immunitario, tra la comunità gay negli Usa. Ragion per cui la malattia, ancora misteriosa, si guadagnò l’appellativo di “cancro dei gay”, e “immuno-deficenza collegata ai gay”. Anche se ben presto fu chiaro, almeno alla comunità scientifica, che l’epidemia non colpiva solo gli omosessuali, e non era circoscritta dai confini Usa ma era un problema di portata mondiale.La patologia fu associata a un’infezione virale solo a partire dal 1983, quando fu identificato il virus Hiv (Human Immunodeficiency Virus). Poi si accertò che la trasmissione poteva avvenire per via sessuale ma anche per contatto con sangue infetto, con lo scambio di siringhe e da madre a figlio.Alla metà degli anni Ottanta l’impennata di casi di Aids e la mortalità elevatissima, anche nel giro di mesi anni dalla diagnosi, suscitò un’ondata di paura. Poi negli anni, l’Hiv è via via diventato meno inquietante. Grazie alle terapie che, arrivate dopo anni di tentativi, hanno rivoluzionato le cure, e anche la prevenzione della malattia. Tanto che oggi le persone sieropositive possono avere aspettative di vita paragonabili a quelle delle persone non infette. Oggi quasi 37 milioni di persone nel mondo convivono con il virus. Una volta infettati con il virus dell’Hiv l’infezione rimane a vita. Questo perché, ricordano i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), il nostro corpo non è in grado di liberarsi dal virus, anche se sotto trattamento.L’Hiv colpisce alcune cellule del sistema immunitario, un sottogruppo di linfociti T noti come CD4, che aiutano a combattere le infezioni. Il virus ne sovverte il funzionamento, utilizzandole come macchinario per replicarsi, e, se non trattato, nel tempo compromette a tal punto il funzionamento del sistema immunitario da renderlo incapace di combattere contro le infezioni ma anche da alcuni tipi di tumore. Tanto che le persone con Hiv hanno un più alto rischio di alcuni tumori. Se non contrastato, il virus prospera praticamente indisturbato, fino a sviluppare l’AIDS (Acquired Immunodeficiency Syndrome).La sindrome da immunodeficienza acquisita è considerata come l’ultimo stadio dell’infezione da Hiv, quello il cui il sistema di difesa del corpo è così danneggiato che compaiono una serie di malattie opportunistiche. La presenza di infezioni opportunistiche o di livelli critici, sotto una determinata soglia, di cellule CD4 porta alla diagnosi di AIDS. I farmaci disponibili contro l’Hiv, di contro, impedendo la moltiplicazione del virus, possono arrestare la corsa verso la distruzione delle cellule CD4. In questo modo l’infezione cronica può rimanere asintomatica per anni.Per beneficiare delle terapie oggi disponibili, ovviamente è necessario accertare l’avvenuta infezione il prima possibile, cosa che è possibile eseguendo un test, anche fai da te, a casa, acquistando il kit in farmacia. Dalla metà degli anni Novanta la storia dell’Hiv è stata rivoluzionata. Il cambio di paradigma è arrivato con le prime terapie antiretrovirali: farmaci in grado di bloccare la replicazione del virus. Agendo a diversi livelli del ciclo vitale del virus, questi medicinali di fatto impediscono la distruzione dei linfociti T CD4 da parte dell’Hiv. E più CD4 vitali una maggiore difesa contro agenti infettivi e un rallentamento degli effetti della malattia.